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E’ un periodo in cui gli americani entrano in guerra contro il Giappone e l’odio tra i due paesi fa si che Takata si trovi in una condizione socio-politica di grande difficoltà: far accettare agli americani un qualcosa che è eccessivamente giapponese non è qualcosa che possa essere possibile, quindi per poter rendere pubblico il reiki deve necessariamente togliere tutto ciò che possa ricondurre al Giappone, modifica così gli insegnamenti tradizionali, alla fine ne rimane solo la pura tecnica dei movimenti del reiki arrivata sino a noi.

Il problema, però, non finisce qui: deve inventarsi la nascita del reiki che non deve essere giapponese e quindi imbastisce su Usui tutta una storia, relativa anche alla sua vita, che farà credere vera, ma che non lo è.
La leggenda di Mikao Usui inventata di Takata
Usui era un monaco cristiano, insegnante in una scuola cristiana di preti a Kyoto in Giappone, aveva studiato in università statunitensi, ed alla domanda di alcuni suoi allievi sui metodi di guarigione di Gesù Cristo non sapendo dare risposta abbandonò la scuola e si trasferì in un paese cristiano che gli permettesse di studiare da vicino il cristianesimo per trovare la giusta risposta alla domanda che gli avevano fatto i suoi allievi.
Si recò in America dove conseguì il dottorato di teologia all’università di Chicago, ma malgrado tutto non riuscì a trovare la tanto agoniata risposta, quindi continuò i suoi studi ed i suoi viaggi nella speranza di poterla trovare, si recò nel nord dell’India dove studiò i testi sacri, infatti lui oltre che a conoscere la sua lingua madre sapeva anche altre lingue come l’inglese ed il cinese, ma anche l’antico sanscrito indiano.
Tornato in Giappone scoprì sulle Sutre Buddhi, scritte più di 2500 anni prima in sanscrito, dei simboli e delle formule che gli permettevano finalmente di dare la risposta ai suoi allievi.
Parlando di questo al suo superiore del suo chiostro a Kyoto, dove stava vivendo in quel periodo, decise di incamminarsi verso la montagna sacra di Kuruma per rimanere a meditare e digiunare per 21 giorni nella speranza di potersi mettere in contatto con i simboli trovati sullo scritto e verificarne la veridicità.
Per poter contare i 21 giorni utilizzò 21 sassolini che pose dinanzi a se ed ogni giorno ne toglieva uno, ma in questo lasso di tempo nulla accaddè, ma il 21’ giorno vide una luce che si muoveva velocemente intorno a lui e diventava sempre più grande sino a quando non lo colpì nella fronte, questo episodio lo spaventò talmente tanto che pensò di morire, ma invece riuscì a vedere milioni di piccole bollicine che avevano tutti i colori dell’arcobaleno, di questi tre colori erano più riflettenti: il blu, la lavanda ed il rosa, infine gli apparve la luce bianca e con essa vide, in un color oro lucente, le lettere del sanscrito e lui disse “Si, mi ricordo” e così nacque il Reiki.
Usui si sentiva pieno di energia e decise di lasciare la montagna, ma lo fece talmente tanto velocemente che si ferì all’alluce, a seguito del dolore che sentiva mise la mano sulla ferita e questa smise di sanguinare ed il dolore scomparve: questo fu considerato il primo miracolo del reiki
La fame si faceva sentire, visto il lungo periodo di digiuno, e quindi decise di andare a mangiare in una locanda, quando arrivò ordinò una colazione giapponese e nulla valse la messa in guardia dell’oste nel ricordargli che dopo tanti giorni senza mangiare un così lauto pasto l’avrebbe fatto stare male, invece lui mangiò tutto e stette benissimo: questo fu considerato il secondo miracolo del reiki.
Bisogna sapere che la colazione tradizionale giapponese è molto ricca e comprende molti piatti, è praticamente un pasto completo che deve dare il giusto nutrimento e la giusta carica per poter affrontare tutta la giornata, si compone di: riso al vapore (Gohan), zuppa di miso (Miso Shiru), fagioli di soia fermentati (Natto), pesce alla griglia (Yakizakana), verdure sottaceto (Tsukemono), alga secca stagionata (Nori) e piatti di verdure (Kobachi).
La scorsa volta abbiamo parlato del trattamento di tecnica vertebrale, la prossima volta parleremo del collegamento della colonna vertebrale alla dentatura.
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