La scorsa volta abbiamo visto come Edward Bach lasciò il suo lavoro e si trasferì in campagna, ora proseguiamo a scoprire cosa accadde nella sua vita dopo aver fatto questa scelta.
Ogni mattina presto di giornate serene, con il sole ed un certo clima, raccoglieva in un recipiente di vetro mezzo litro di rugiada ed il fiore che poneva sul pelo dell’acqua con la corolla poggiata sull’acqua stessa, a testa in giù; raccoglieva i fiori più belli e perfetti, quelli che secondo lui erano più adatti.
Successivamente sostituì la raccolta della rugiada con acqua purissima di fonte in una zona vicina a quella della raccolta del fiore perchè raccogliere mezzo litro di rugiada era un procedimento molto gravoso.
Un altro problema era quello di trovare un catalizzatore, ossia qualcosa che potesse fissare l’informazione nell’acqua, ossia un metodo che facesse cadere nell’acqua l’informazione del fiore, e capì che il calore del sole doveva magnetizzare l’acqua con i principi attivi della pianta stessa, quindi utilizzò l’esposizione al sole (solarizzazione) per 4 ore come primo metodo che ideò dopo vari tentativi ed esperimenti che aveva fatto.
Tornato nel suo laboratorio raccoglieva il fiore dall’acqua con un rametto della stessa pianta dalla quale il fiore era stato preso proprio per non “sporcare” l’informazione con le sue mani (la quantistica ci insegna che l’informazione può essere modificata a seconda dell’osservatore e quindi non voleva affatto interferire con essa) e non appena nell’acqua apparivano delle caratteristiche bollicine che indicavano che era avvenuto il trasferimento dell’informazione, ossia il trasferimento energetico vibrazionale dal fiore all’acqua, toglieva il fiore.
Filtrava l’acqua ed otteneva il preparato base al quale aggiungeva un conservante, il brandy, nella stessa quantità dell’acqua per ottenere quella chiamata “tintura madre”, ad essa poi si aggiungevano 240 litri di brandy e si imbottigliava.
Bach insisteva sul brandy perché esso è un prodotto della vite (vine uno dei 38 fiori) ed è invecchiato in botti di rovere (oak uno dei 38 fiori); quindi il brandy è già un distillato dove è presente l’energia dei fiori stessi.
Egli aveva studiato la base dell’omeopatia e quindi sapeva che con la tecnica della diluizione veniva esaltata la capacità e l’effetto del principio attivo, all’opposto di ciò che accade per quanto riguarda le tecniche allopatiche che lavorano al contrario: ossia più ne prendo e maggiore sarà l’effetto.
Nell’estate del 1930 scrisse il suo libro “Guarisci te stesso” che verrà pubblicato nell’inverno dello stesso anno, anno in cui scoprì altri fiori: agrimony (botanica: agrimonia eupatoria; italiano: agrimonia), chicory (botanica: cichorium intybus; italiano: cicoria),, vervain (botanica: verbena officinalis; italiano: verbena), centaury (botanica: centautium umbellatum erythraea; italiano: centaurea minore), cerato (botanica: ceratostigma willmottiana; italiano. piombaggine), scleranthus (botanica: scleranthus annuus; italiano: scleranto o fiore secco)
Tra il 1931 ed il 1932 si aggiunsero gli ultimi tre fiori relativi a quelli che classificherà i 12 guaritori: water violet (botanica: hottonia palustris; italiano: violetta d’acqua), gentian (botanica: gentiana amarella; italiano: genzianella) e rock rose (botanica: helianthenum nummularium; italiano: eliantemo).
Sempre in questo periodo procedette alla stesura del suo libro “libera te stesso”, purtroppo i giornali non pubblicarono grandi notizie sui suoi studi e quindi dovette a proprie spese diffondere la notizia con delle inserzioni entrando in un maggior conflitto con l’ordine dei medici.
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La scorsa volta abbiamo parlato del sistema muscolare: i muscoli estensori, adduttori e abduttori della gamba, la prossima volta proseguiremo a vedere la muscolatura.
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