La scorsa volta abbiamo visto come Edward Bach arrivò alla scoperta dei 12 guaritori, ma non si fermò qui infatti proseguì con quelli che chiamò gli aiuti e il primo fiore che classificò negli assistenti.
Nel 1933 a gennaio lasciò Cromer, un paese inglese della contea del Norfolk, dove si era stabilito per la ricerca dei fiori per andare a Marlow, una cittadina della Germania.
Bach aveva creato la base per i suoi fiori, i 12 guaritori erano collegati ai tipi animici, ossia alle personalità di base che lui aveva individuato, ma si rese conto che vi erano delle personalità che si andavano a sovrapporre ai tipi animici rendendo difficile arrivare al cuore della personalità, un pò come un carciofo il cui cuore è avvolto da tante foglie e per arrivare a lui bisogna sbucciarlo e via via che la persona va avanti negli anni sempre più strati si sovrappongono a causa del vissuto; infatti negli animali e nei bambini il tipo animico è ben visibile e per loro basta un solo fiore.
Nei suoi studi sui fiori scopre altri 4 rimedi che chiamerà rimedi d’aiuto: gorse (botanica: ulex europeus; italiano: ginestrone), oak (botanica: quercus robur peduncolata; italiano: quercia), heather (botanica: calluna vulgaris; italiano: erica), rock water (è acqua di roccia, non è un fiore, ma acqua di sorgente purissima che ha delle caratteristiche particolari in termini di purezza, incarna il requisito di fluire, del non cristallizzare, ma del fondersi con l’Universo), saranno quelli che non apparterranno alla persona come tipi animici, ma ne saranno diventati parte integrante di essa (ad esempio una persona che è tormentata per una malattia e questo status è divenuto parte del carattere, quindi si è aggiunto successivamente, ma ha impregnato la persona).
Iniziò a dedicarsi alla stesura di un nuovo libro “i dodici guaritori e quattro rimedi d’aiuto” che verrà pubblicato nel 1933 in autunno e sempre nello stesso periodo creò la sua prima, ed unica, miscela di fiori contenente tre fiori (rescue remedy)
Tra il 1934 e 1935, scoprì altri tre fiori: olive (botanica: olea europea; italiano: ulivo), vine (botanica: vitis vinifera; italiano: vite), wild oat (botanica: bromus ramosus; italiano: forasacco maggiore od avena selvatica) che aggiungerà ai precedenti 4 aiuti e pubblicherà il libro “I dodici guaritori e i sette rimedi di aiuto”.
Si trasferisce a Sotwell, in Inghilterra, in una piccola casa chiamata Mount Vernon dove ora ha sede la Bach centre.
I sette strati, che lui chiama aiuti, servono per evitare che la cronicizzazione di una situazione impedisca di vedere cosa c’è sotto, ma non basta perchè vi è qualcosa di ancora più esterno, capisce che si ha la necessità di introdurre altri fiori e prosegue nei suoi studi.
Sono passati ormai 18 anni da quando gli è stato diagnosticato il cancro che gli dava tre mesi di vita, ma la malattia purtroppo ritorna e Bach si rende conto che il suo tempo sta per finire, ma che il lavoro non è terminato quindi, dopo 6 anni di ricerche sui fiori e la scoperta di 19 rimedi, procede nella sua ricerca e nel 1935 scopre il primo fiore che metterà nella categoria dei 19 assistenti che scoprirà nell’arco di un anno: cherry plum (botanica: prunus cerasifera mirabolanum; italiano: mirabolano o visciolo).
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La scorsa volta abbiamo parlato del sistema muscolare: a cosa ci servono tutti i muscoli della gamba, la prossima volta proseguiremo a vedere la muscolatura.
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